07/06/2020 La rivista Science, in un articolo riportato a fondo pagina, spiega i possibili motivi alla base di episodi di “super diffusione” del virus denominato Sars-CoV-2 meglio conosciuto con il nome di Covid-19. Nell’articolo si evince che per comprendere l’evoluzione della pandemia sia necessario considerare il cosiddetto fattore di dispersione (K). Tale fattore descrive quanto una malattia tenda a raggrupparsi: se il valore si avvicina a 1, la diffusione non si concentra in cluster (termine che indica, in epidemiologia, un gruppo di due o più casi di una stessa patologia verificatasi in un determinato luogo e periodo temporale). Se al contrario il valore è notevolmente più basso di 1 significa che la trasmissione avviene attraverso un piccolo gruppo di persone. Per esempio il valore della Sars è stimato attorno allo 0,16.
Cercando di semplificare il concetto del valore K riportiamo parte dell’intervista condotta da Barbara Paknazar all’immunologa Antonella Viola che così spiega:
““Il fattore k è un numero che ci dice quanto sia omogenea la diffusione di un’infezione. Più il numero è vicino a 1, più significa che questa diffusione è appunto omogenea e possiamo immaginarla come un tessuto che ha dei pois molto piccoli, molto fini e vuol dire che ogni soggetto positivo può infettare una persona o più persone. Al contrario quando il numero k scende di parecchio sotto all’1 invece di immaginare una fitta rete di pois nel nostro tessuto omogeneo dobbiamo prendere come riferimento un lenzuolo bianco con delle grandi macchie a spot: vuol dire che ci sono dei super diffusori, cioè delle persone che hanno una carica virale e una capacità infettante molto alta, che sono responsabili della maggior parte dei contagi. “.
Studi ancora in corso sembrerebbero stimare il valore K del Covid attorno allo 0,1 e questa sarebbe una buona notizia poiché la tendenza del virus a diffondersi a grappoli, attraverso focolai specifici, suggerisce di prestare particolare attenzione ai contesti e ai luoghi chiusi e con poca aereazione.
In base ad alcune recenti dichiarazioni da parte di stimati medici ( Dott. Massimo Galli, dott Alberto Zangrillo) sembrerebbe che il virus si sia indebolito, se non addirittura scomparso da un punto di vista clinico. Sono dichiarazioni forti che hanno suscitato pareri contrastanti da parte della comunità scientifica, che continua ad invitare la cittadinanza alla prudenza, anche a fronte del fatto che se siamo arrivati a parlare di indebolimento è per le misure restrittive del lockdown. Bisogna inoltre, considerare che la pandemia ha sviluppato nuove e necessarie conoscenze mediche pertanto rispetto alla prima fase di emergenza, adesso è possibile contare su una migliore gestione dei casi e su nuovi profili di persone testate, asintomatici compresi.
Nel corso di questa pandemia sono stati registrati diversi eventi di super diffusione, specialmente in ambienti chiusi dove magari si è venuto a creare l’effetto “aereosol”. Sapere che il virus si comporta in questo modo avrà sicuramente delle conseguenze a livello di prevenzione e di sanità pubblica, oltre alla gestione di luoghi chiusi quali ristoranti, bar, palestre ecc. ecco perché è fondamentale poter tracciare il comportamento degli individui: attualmente è l’unico modo per contenere la diffusione del virus.
Fonti:
https://science.sciencemag.org/content/368/6493/808
https://ilbolive.unipd.it/it/news/covid19-cosa-sappiamo-sui-super-diffusori-virus-si