Per fare un iniezione intramuscolare ci sono diversi modi, a due mani e con un dito che fa trazione come la tecnica Z o due mani con due dita che fanno trazione, dita messe a C o a L, oppure con una mano senza trazione della cute, dipende dalle situazioni.
Così come ci sono tante sedi per fare iniezioni intamuscolari, ma oltre le proprie convinzioni di cosa è più giusto fare, qual’è il risultato del nostro agire e chi giudica se abbiamo lavorato bene?
La verità mi fa male, lo sai! Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu… diceva una bellissima canzone di Caterina Caselli.
Se nessuno esprime un giudizio come facciamo a sapere se stiamo facendo bene o se dobbiamo cercare di migliorarci, è obbligatorio trovare un criterio di misura nel nostro lavoro, non siamo automi che una volta programmati non cambia nulla perchè incapaci a decidere, noi abbiamo capacità decisionale ed un cuore due elementi utili nel nostro lavoro che spesso vengono definiti lavorare secondo scienza e coscienza.
Ci sono tanti motivi perchè un iniezione intramuscolare può far male, un breve elenco:
- il farmaco, ci sono soluzioni che sono dolorose,
- la sede, le terminazioni nervose sono diverse a seconda della chiappa,
- la sensibilità cutanea individuale del paziente, ci sono persone che a livello di pelle sentono malissimo a prescindere
- i preconcetti, se si aspetta di aver male, farà dei movimenti inconsulti
- le esperienze pregresse, soprattutto nei bambini.
Come ci sono molte situazioni in cui possiamo far male per errori di valutazione nostra, ad esempio:
- scelta della sede, se ci sono durezze, se la sede non è appropriata per il volume del liquido,
- velocità di introduzione dell’ago, ma controllo, il cono non deve sbattere sulla cute,
- velocità di introduzione della soluzione, 1cc ogni 10 secondi è ottima, ma farla veloce farà sicuramente male,
- non riuscire a tranquillizzare un paziente agitato, se teso avrà sicuramente più male,
- non avere la posizione adatta, se il paziente è scomodo non va bene.
Tanti i motivi percui possiamo avere un iniezione dolorosa, ma se pensiamo di aver fatto tutto bene come verificarlo in modo che non sia solo la nostra autostima i nostri preconcetti a decidere che va tutto bene?
Un esempio la collega entra in camera, si giri le faccio un iniezione intramuscolare, di antibiotico, ZIC, ed è già dal paziente nella camera successiva.
Ovviamente minimo che l’iniezione farà malissimo, ma la collega è convinta di aver fatto del suo meglio, perchè non ha feedbck.
Se si fosse fermata un secondo a chiedere… le ho fatto male?
Le risposte sarebbero state, si e si sarebbe difesa con un classico , ma sa l’antibiotico, oppure si, ma i suoi colleghi dei giorni scorsi no, e non ci sono scuse, per il paziente 4 iniezioni non dolorose la tua che fa male, che fare?
Nascondersi e non chiedere è sbagliato.
Confrontarsi anche prendendo il discorso alla larga o guardando come fanno gli altri è corretto.
Attenzione, concludo.
Non mi interessa come fa un collega a migliorarsi o se dichiara di rifiutare di migliorarsi perchè questo è in conflitto con il suo ego e con l’immagine che vuole dare, visto che spesso dopo qualche giorno cambia tecnica e dice ma ho sempre fatto così.
Vorrei centrare il discorso sulla verifica del nostro agire, che può essere quotidiana, chiededo al nostro paziente.
Posso fare un iniezione che fa male, due o tre ma devo essere certo che sia la soluzione che inietto e non la mia tecnica.
Un iniezione intramuscolare di antibiotico, fatta lentamente non fa male, perchè nella soluzione c’è la lidocaina un anestetico locale, se si fa male l’unico che ce lo può dire è il nostro paziente, ma dobbiamo chiederglielo, è una verifica importante.
Perchè, ci si deve chiedere il perchè?
Per trovare una risposta a quel dolore inutile, forse sul singolo paziente non si riesce a capire il motivo, ma quando sono più di uno è spontaneo che iniziamo ad attuare delle modifiche inconsapevoli alla nostra tecnica, perchè abbiamo un cuore e non ci piace far male.
Modifiche inconsapevoli, perchè non essere consapevoli di quello che facciamo?
Se abbiamo una tecnica pessima, o quello che facciamo non ci riesce bene, basta modificarlo, rispettando il protocollo aziendale, nel senso che i principi base sono dei fondamentali che non si cambiano ma possiamo adottare un attenzione al miglioramento continuo che ci consente di crescere.
Chiedere la paziente le ho fatto male?
Si No sono le risposte possibili e quindi?
Se abbiamo un no, tutto ok.
Se abbiamo un si si deve iniziare un processo di autovalutazione di minima per alcuni aspetti:
- come mi presento, ha la sua importanza soprattutto con i bambini,
- come scelgo la sede, a occhio o tocco il gluteo per verificare se ci sono durezze,
- come metto in trazione la cute, la tenzione percepita dal paziente è un avviso, il foro arriva, potrebbe suggerirgli di metteresi in tensione,
- come introduco l’ago, controllo o spingo in fondo fino al cono e oltre,
- come introduco il liquido, se veloce fa male,
- come rimuovo l’ago,
- come mi congedo, andarsene e basta non è bello, chiedere come va, se gli ho fatto male è un segno di considerazione e rispetto.
Fonte: www.infermieriattivi.it