E’ stato pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale (n. 65 del 18 marzo) il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di revisione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), cui la Ministra Beatrice Lorenzin ha dedicato grande attenzione negli ultimi mesi.
E’ la stessa Ministra che comunica con soddisfazione la conclusione dell’ier legislativo per il provvedimento che riscrive le norme di erogazione delle prestazioni sanitarie minime che il sistema sanitario deve garantire ai cittadini.
E’ un provvedimento, che rinnova quello del 2001, da tempo atteso e che porta grandi novità.
Le linee di intervento sono sostanzialmente quattro: nuovo nomenclatore per la specialistica ambulatoriale e assistenza protesica, revisione delle malattie croniche e rare, definizione puntuale delle prestazioni erogabili dal ssn già presenti e introduzione di nuove prestazioni.
Per quanto concerne il nomenclatore delle prestazioni di specialistica ambulatoriale e dell’assistenza protesica, il corposo DPCM inserisce fra le prestazioni erogabili quelle tecnologicamente più avanzate, operando un aggiornamento necessario del vecchio nomenclatore ed inserendovi prestazioni che allora erano in fase sperimentale e che oggi sono parte della prassi terapeutica, oltre che ricomprendervi anche prestazioni all’avanguardia (come la adroterapia), nonché portando l’erogazione dal contesto esclusivamente ospedaliero di ricovero a quello ambulatoriale.
Estesi gli ausili per le disabilità, ampliando la gamma di presidi erogabili dal SSN (allarme e telesoccorso, comunicatori oculari, carrelli servoscala, arti artificiali a tecnologia avanzata, e molto altro).
Viene inoltre inserita la procreazione medicalmente assistita tra le prestazioni a carico del SSN, in regime non più esclusivamente di ricovero, e vengono definite nel dettaglio tutte le prestazioni di specialistica ambulatoriale erogabili a carico (parziale o totale) del sistema sanitario.
Il DPCM porta nelle novità anche nel campo della malattie rare e croniche, con l’inserimento tra le prime di oltre 110 voci, tra patologie singole e gruppi di malattie, mentre alcune malattie precedentemente definite “rare” oggi passano tra le malattie croniche (come ad esempio la celiachia). Introdotte inoltre sei nuove esenzioni per patologie rare e definite puntualmente le prestazioni su cui i medici hanno comunque ampi margini di flessibilità nell’adottare approcci individualizzati.
Anche l’autismo trova una collocazione nei nuovi LEA, recependo quanto già previsto dalla L. 134/2015 in tema di diagnosi precoce, cura e trattamento personalizzato.
I nuovi LEA inoltre varano il nuovo piano nazionale vaccini, con l’introduzione di nuovi vaccini (pneumococco, meningococco, papilloma virus) e l’allargamento dei destinatari delle campagne di alcuni vaccini già presenti (come ad esempio l’anti-papilloma virus esteso anche al sesso maschile in adolescenti). Per il piano vaccini è prevista una spesa vincolata di 220 milioni di euro, prevista dalla legge di stabilità 2017.
I nuovi LEA, dopo 16 anni di attesa, sono dunque operativi da oggi, anche se per alcune parti del provvedimento i tempi non saranno immediati e il decreto stesso scandisce la tabella di marcia, che passerà anche attraverso ulteriori accordi in Conferenza Stato-Regioni.
Costo complessivo stimato dell’operazione 800 milioni di euro, anche se le Regioni, pur dopo l’accordo dei mesi scorsi, avvertono che probabilmente le risorse necessarie saranno il doppio.
A vigilare sull’applicazione su tutto il territorio nazionale dei nuovi LEA ci penserà una task force (composta da Ministero, Iss, Aifa, Agenas e Nas) che la ministra Lorenzin insedierà con proprio decreto e che dovrà riferire trimestralmente al dicastero riguardo alla situazione. Se questa è una struttura probabilmente pensata per gestire la fase di prima applicazione, il DPCM individua anche una Commissione nazionale LEA che dovrà governare i processi di revisione e aggiornamento costanti dei livelli assistenziali; a cadenza annuale, infatti, l’elenco delle prestazioni dovrà essere aggiornato, inserendovi ulteriori prestazioni o togliendone, nonché rivedendo i regimi di erogabilità di quelle presenti.
Le risorse (800 milioni, vincolati all’interno del Fondo Sanitario Nazionale) sono ripartite in base ai livelli assistenziali e verranno destinate in larga parte (600 milioni, di cui oltre la metà per le prestazioni specialistiche) ai servizi distrettuali, mentre alla prevenzione sanitaria verranno destinati 220 milioni (anch’essi vincolati) e i 20 milioni rimanenti derivano da un passaggio di competenza delle nuove prestazioni dal sistema ospedaliero a quello territoriale.
Intanto la già insediata Commissione nazionale (attiva da ottobre scorso) ha già sforato i tempi imposti per la prima proposta di revisione, che doveva essere presentata entro il 28 febbraio per essere varata entro il 15 marzo, ostaggio dei vincoli imposti dalle Commissioni parlamentari e dalle risorse, nemmeno a dirlo, sempre troppo scarne, mentre è ancora delicata la questione relativa all’appropriatezza prescrittiva, che dovrà fare ancora un passaggio, non semplice, in Conferenza Stato-Regioni.
Insomma, un importante provvedimento prende il via, ma sul suo cammino ci sono ancora alcune ombre, che confidiamo si dissolvano rapidamente.